La supercompensazione è il meccanismo che fa scattare l’allenamento per cui attraverso adeguati stimoli (esercizi) si tende a instaurare l’adattamento-risposta ai carichi e allo stress, ovvero vengono a crearsi i presupposti per resistere nel tempo a stimoli di maggiore entità.
I carichi ovviamente dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente equilibrati, tali da scatenare quei processi biologici di adattamento che nel tempo instaurano delle risposte sempre più alte allo stimolo dato.Il processo dell’allenamento razionalmente strutturato concepito con parametri di gradualità con la ricorrenza di stimoli specifici di adeguata durata ed intensità mette sistematicamente in crisi la struttura e le funzioni dell’organismo, stimolando così una serie di adattamenti che consentono di sopportare sollecitazioni sempre più elevate derivanti da esercizi fisici progressivamente più intensi, tale processo definisce la supercompensazione.
La supercompensazione avviene attraverso diverse fasi:
- Stimolo allenante (fatica – calo prestativo);
- Progressivo recupero della fatica e conseguente ripristino delle capacità prestative (compensazione)
- Elevazione delle capacità prestative oltre il livello iniziale per effetto degli adattamenti organici avvenuti (la supercompensazione).
Periodi di recupero della Supecomensazione
Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le varie sedute di allenamento, è infatti in questa fase che l’organismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali “compromesse” dall’allenamento; per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie.
Al variare dell’intensità dello stimolo variano le risposte dell’organismo:
- Stimoli blandi e continui creano un iniziale, leggero adattamento in persone non allenate. Sono inefficaci e peggiorano la condizione generale di forma in atleti allenati;
- Stimoli di media intensità e continui permettono un momentaneo mantenimento del livello di efficienza raggiunto che nel tempo tenderà leggermente a decrescere. Se lo stimolo non subisce infatti opportuni incrementi di intensità e volume vengono a crearsi delle vere e proprie “barriere” oltre le quali non è possibile andare;
- Stimoli adeguati nell’intensità e volume con un’ottimale programmazione del numero di allenamenti e recuperi, comportano la migliore situazione di adattamento – risposta ai carichi;
- Stimoli troppo elevati ed errati periodi di recupero (troppo ravvicinati) peggiorano rapidamente la condizione di allenamento. In questo caso si può andare incontro allo stato patologico di sovrallenamento oltre a possibili traumi sugli organi eccessivamente sollecitati.
Adattamento
La capacità dell’uomo di adattarsi ad ogni tipo di sollecitazione si manifesta con una reazione globale aspecifica:
Sindrome generale di adattamento
Stimolo – Shock – Contro shock – Esaurimento:
reazione d’allarme dell’organismo con attivazione del sistema neuroendocrino; stato di esaurimento, se l’azione stressante continua (Seyle, 1955).
Aumentando gradualmente l’intensità di lavoro si favoriscono le trasformazioni morfofunzionali dell’organismo per un periodo più lungo.
L’allenamento strutturato si poggia su un “aumento cospicuo e stabile delle capacità funzionali su cui costruire la prestazione” (Verchoshanskij, 2001).
Sulla base di quanto detto è quindi possibile sostenere che l’ approccio all’allenamento consiste in un riadattamento globale della identità fisiologica di un’atleta in cui ogni singola nuova acquisizione implica la ristrutturazione di tutto il quadro della precedente condizione biologica acquisita; la constatazione delle modificazioni agli stimoli di natura fisiologica stabiliti nel tempo garantiscono lo sviluppo della performance e le modificazioni morfofunzionali, determineranno dunque il miglioramento prestativo.
E’ inoltre opportuno dire che sottoposto ad una serie di stimoli ravvicinati opportunamente strutturati, l’organismo umano, determina modificazioni sempre più stabili, infatti possiede una capacità innata a fornire risposte ad una azione esterna tendente a turbare l’equilibrio interno, con una reazione tendente a ristabilire l’omeostasi. La risposta dell’organismo eccede l’azione che lo ha provocato e sposta l’iniziale “normalità” ad un livello più elevato di prestazione; l’allenamento proposto in maniera corretta determinerà quindi un “Recupero in Eccedenza”. Se non vengono applicati ulteriori carichi si tornerà gradualmente a livello iniziale (eterocronismo di detraining).
Al contrario sottoponendo un’atleta ad un carico eccessivo senza adeguati recuperi e non rispettando la fase del de-training compariranno oggettivi segnali di Overtraining o di Overreaching.