L’attività fisica regolare è uno dei principali fattori protettivi per le malattie cardiovascolari e degenerative. Per questo motivo la pratica di attività sportive viene incoraggiata sin dall’età infantile perché possa consolidarsi come sana abitudine di vita.
Anche se la maggioranza delle persone che amano cimentarsi in uno sport possono godere di una buona salute, la precisa valutazione delle condizioni fisiche e quindi dell’eventuale predisposizione a potenziali effetti negativi dello sport deve essere demandata al medico specialista in medicina dello sport.
E’ importante sapere che tutti gli sport non possono convivere con l’influenza, perchè mette a rischio il cuore dell’atleta che imprudentemente si rimette in “pista” ancora convalescente.
Infatti, riprendere le attività sportive immediatamente dopo un raffreddore o un’influenza comporta un elevato rischio da non sottovalutare (rischio che aumenta in corso di terapia con antibiotici e antistaminici, farmaci che alterano il sistema cardiovascolare).
In questi casi è bene aspettare una settimana dalla guarigione prima di riprendere l’attività sportiva; questo perché alcuni virus possono provocare la miocardite, ossia un’infiammazione del muscolo cardiaco responsabile del 30% dei casi di morte improvvisa giovanile.
Il virus, infatti, si annida nel cuore provocando un’alterazione dei battiti e quindi un’aritmia che può avere conseguenze letali durante l’attività sportiva.
E’ doveroso menzionare nell’ambito degli accadimenti patologici che possono riguardare gli sportivi, una circostanza ritenuta straordinaria e che purtroppo si verifica spesso: la morte improvvisa.
Per morte improvvisa s’intende il decesso inaspettato di un atleta in perfetta salute; un fenomeno da sempre oggetto di numerose ricerche e di molte incertezze.
Sono numerosi gli atleti vittime di morte improvvisa dovuta a cardiomiopatia ipertrofica o medionecrosi cistica dell’aorta, o ancora a coronaropatie e a stenosi aortica. Tali aritmie sono spesso riconducibili ad una base malformativa del cuore ma – è bene sottolinearlo – non sempre è così.
Infatti le cause aritmogene, connesse nello sport alla morte improvvisa, possono derivare anche da diverse concause, o semplicemente dal fenomeno cosiddetto “open window” (situazione di calo della risposta immunitaria alle patologie infettive nelle fasi post-esercizio).
L’aritmia si può prevenire attraverso norme comportamentali rigorose: evitando di fumare, di mangiare in fretta, di bere bevande gassose e alcolici, alimentandosi in modo corretto e controllando frequentemente, attraverso le analisi di sangue, il livello di trigliceridi e colesterolo, ma, soprattutto, sottoponendosi a un’accurata visita di idoneità allo sport che si intende praticare, tenendo presente, ovviamente, lo screening da seguire in base al livello sportivo (sono previsti, infatti, due protocolli distinti, uno per il professionista e uno per il dilettante, sulla base delle frequenze cardiache potenzialmente raggiungibili nello sport praticato).
E’ impensabile, infatti, che uno sportivo, appassionato del proprio sport, o legato a quest’ultimo da vincoli lavorativi, non ne riconosca al tempo stesso i potenziali rischi per la propria salute e, soprattutto, non si impegni ad annullarli.