Il carico fisico|teorie|metodologie|dell’ allenamento.

La conoscenza del carico fisico significa anche poterlo gestire nella il Carico fisico| Generale|Specifico|Pesonal Trainer Taranto|Lanza Personal Trainermaniera più completa e coerente con l’importanza che questo parametro assume sia all’interno del vasto panorama della metodologia dell’allenamento, sia, più direttamente, nel quadro di efficacia della correttezza degli interventi di programmazione.
Conoscere il carico di allenamento è molto importante perché questa informazione definisce l’indice d’impegno richiesto per eseguire un certo tipo di lavoro, oppure il livello di fatica ad esso correlato.
Inoltre, è utile per verificare i miglioramenti ottenuti, per monitorare l’intensità dell’allenamento, per rilevare l’efficacia della seduta e della preparazione che si sta effettuando.
Pertanto, come è ricorrente nei nostri incontri, è necessario partire dallo studio delle definizioni relative ai concetti che, nel correlarsi al tema di studio, devono diventare patrimonio di chiunque si appresta ad un utilizzo sgombro da equivoci della terminologia specifica.

Ci accingiamo, quindi, all’analisi di una serie di classificazioni i cui elementi di riferimento diventeranno le variabili essenziali per la costruzione di un piano programmatorio, sì aperto ma, in
ogni caso, rispondente alle necessità evidenti o sottese degli atleti con cui ci accingiamo a lavorare.
La prima differenziazione che è necessario evidenziare, riguarda il carico esterno e il carico interno.

Per carico esterno, si identifica il valore nominale del programma di lavoro o delle richieste di movimento rivolte ai soggetti in attività.
Si parla di carico esterno tutte le volte che l’allenamento è valutabile, è misurabile in maniera tangibile, come può essere la distanza percorsa,
il ritmo mantenuto, il tempo di recupero programmato.
Il carico esterno è la misura di ciò che l’individuo compie rispetto all’ambiente, per es. la misura della velocità di un percorso; tale dato è il puro rilievo esterno di ciò che avviene, ma si deve tener conto del fatto che la velocità, poniamo, di 28 km/h può essere una prestazione normale di un
ciclista professionista mentre può costituire un lavoro proibitivo per un cicloamatore che sia agli inizi dell’allenamento.

Per quantificare meglio ciò che avviene nel singolo atleta bisogna invece
misurare il carico interno, cioè la reale fatica a cui lo si sottopone.
Scegliere uno stesso carico interno per un principiante e per un atleta di buon livello significa scegliere due carichi esterni differenti: infatti, a uno stesso carico esterno, in due soggetti diversi, non corrisponde quasi mai uno stesso carico interno, e viceversa.
Sul piano pratico ciò significa scegliere la velocità di corsa (carico esterno) che corrisponda a una frequenza cardiaca (carico interno) uguale in due individui.

In sintesi, definiamo il carico esterno il carico misurabile indipendentemente dagli effetti provocati.

Con carico interno, invece, ci si riferisce alle modificazioni organiche indotte dall’applicazione del carico esterno (ad esempio, la frequenza cardiaca).
Il carico interno lo si può definire come il carico che l’organismo subisce, indagabile attraverso le modificazioni biologiche e psicologiche o anche attraverso indicatori soggettivi quale la percezione della fatica.
Il carico interno è di difficile rilevazione ed è in relazione con il carico esterno, ma solo nello stesso soggetto; inoltre, subisce importanti variazioni in funzione dello stato dell’individuo, in particolare nella sua storia a breve e medio termine rispetto all’allenamento fisico, ma anche rispetto al suo stato di riposo e di salute. Per es., un individuo che abbia lavorato intensamente per cinque giorni, qualora si sottoponesse a un carico esterno ulteriore, ne ricaverebbe molta più fatica perché quest’ultimo carico si somma a quello svolto in precedenza, ponendolo in condizioni di fatica rilevanti.
Tale fenomeno va tenuto in conto nella programmazione delle attività.
Per es., in attività fisiche come la corsa a tappe si ha una sommatoria di fatiche che portano l’atleta a una modificazione del suo stato di rendimento verso la fine delle prove.
E’ importante considerare che il carico interno può variare anche se il carico esterno è lo stesso per due diverse sedute di allenamento; questo perché il carico interno non dipende solo dal tipo di stimolo esterno ma anche, e soprattutto, dalla condizione di freschezza o di affaticamento dell’atleta, dalla situazione ambientale esterna (vento, umidità, temperatura), dallo stato psichico ed emotivo.

La seconda differenziazione riguarda il carico generale e il carico specifico. L’allenamento moderno è quantificato con sempre maggiore precisione attraverso indicatori in grado di descrivere l’attività fisica svolta nel corso delle diverse unità e gruppi di unità di lavoro.

Le caratteristiche principali del carico sono: il livello di specificità, gli obiettivi, il grado di difficoltà coordinativa e la quantità.

Si dice carico generale (o aspecifico) quello che provoca, quale effetto della sua somministrazione, il miglioramento in forma globale di tutte le principali funzioni nell’attività motoria, in particolare delle capacità motorie.
Il tipo di lavoro proposto per il carico generale non è direttamente legato alla disciplina sportiva.

Si definisce carico specifico, invece, quello che sviluppa le funzioni e affina i comportamenti motori necessari per le attività specifiche delle diverse discipline sportive; in esso gli esercizi riprendono in parte l’attività di gara, senza necessariamente arrivare alla sua intera realizzazione.

Il carico generale ha un importante valore formativo ed è quindi di norma realizzato prima del carico specifico.

La terza differenziazione, è relativa alla comparazione tra carico di allenamento e carico allenante.

Il carico di allenamento corrisponde al programma complessivo delle esercitazioni previste per la seduta di allenamento in analisi.

Il carico allenante, invece, rappresenta il carico di allenamento (o la parte del carico di allenamento) che induce delle modificazioni organiche.

Se la prima differenziazione può definire un concetto più generale, la seconda, intervenendo maggiormente nello specifico, identifica una situazione reale in cui risulta più chiaro che, la conoscenza dei dati relativi sia al valore dell’attività in programmazione ma, soprattutto, la tipologia e l’entità delle risposte organiche alla realizzazione di quello stesso carico espresse dai soggetti destinatari dell’intervento, sono elementi imprescindibili per rispondere ai criteri di efficacia e di rispetto delle caratteristiche individuali connessi alla gestione di una situazione di allenamento. Proprio perché le caratteristiche dello stimolo devono essere correlate al livello di prestazione di ogni soggetto che rappresenta il terminale delle attività.
Infatti, l’effetto allenante di uno stesso carico fisico è differente da persona a persona, in quanto è correlato alle caratteristiche genetiche e biochimiche, alla resistenza allo sforzo, alla velocità di recupero, al vissuto sportivo, all’alimentazione e alla motivazione dell’individuo.
Il discorso, a questo punto, ci induce una serie di riflessioni sull’effettiva necessità per un allenatore/preparatore/istruttore di dare un senso alla sua attività formativa, attraverso l’adozione di idonee scelte operative che gli consentono di quantificare il “peso” del suo piano di proposte e, nel contempo, di reperire gli strumenti e rendere disponibili i metodi opportuni per rilevare gli effetti indotti da tali interventi nelle persone alle quali sono rivolti.
A tal proposito, trascrivo la Tabella di Borg, che riporta l’indice di impegno richiesto per eseguire un certo lavoro fisico o il livello di percezione dello sforzo ad esso connesso.

Figura – Scala di Borg
Scala di Borg | Carico Allenante| Carico di Allenamento| Personal Trainer Taranto | Lanza Personal Trainer

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *