All’interno del discorso relativo ai principi del carico fisico, ho individuato alcuni aspetti sui quali ritengo necessario fare un approfondimento che sia coerente con il discorso che ho condotto finora. Ti può anche interessare:
L’evoluzione del carico fisico
Il carico fisico|teorie|metodologie|dell’ allenamentoGli elementi del carico fisico
I principi metodologici che influenzano il carico fisico che intendo evidenziare sono relativi:
- All’individualizzazione dell’allenamento;
- Rispetto dello sviluppo fisiologico;
- Rispetto delle fasi sensibili;
- Alla creazione di situazioni problematiche.
Le problematiche connesse all’individualizzazione dell’allenamento sono variegate e di diversa origine ma richiamano tutte la funzione didattica dell’allenatore. Attengono, infatti, sia a problematiche organizzative, sia ad aspetti della formazione specifica, sia allo sviluppo di abilità specifiche di gestione e controllo dell’allenamento. In particolare, mi riferisco alla conoscenza e al rispetto, per ognuno dei soggetti in attività:
- dell’età biologica;
- delle motivazioni personali;
- dei livelli di abilità personali.
Il discorso sull’età biologica è di estremo interesse, in quanto, normalmente, il riferimento degli allenatori e degli educatori resta l’età cronologica. Sicuramente, la formazione dei gruppi di lavoro riferiti all’età cronologica, risolve molti problemi sul piano organizzativo mentre, in altri casi (vedi composizione delle classi nella scuola o delle squadre dei campionati giovanili) è addirittura un limite imposto dalla normativa specifica. Però, in situazioni in cui è possibile intervenire liberamente sulla composizione dei gruppi, è sicuramente opportuno comporre gruppi aperti organizzati nel rispetto delle età biologiche dei loro componenti. La differenza di sviluppo che è possibile riscontrare tra età cronologica ed età biologica è di due anni in più o in meno. Per cui, in uno stesso gruppo, ad esempio, di ragazzi di dieci anni potremmo trovarne una parte che biologicamente ne ha dodici e altri che he hanno otto; pertanto, ci troviamo ad operare contemporaneamente con soggetti che possono avere anche quattro anni di differenza tra loro. Sono facilmente ipotizzabili la quantità e l’entità delle difficoltà che presentano situazioni del genere.
Pertanto, è opportuno ricercare possibili soluzioni organizzative per realizzare interventi metodologicamente rispettosi delle velocità di sviluppo individuali.
Sicuramente connesso con il principio dell’età biologica, è quello del rispetto dello sviluppo fisiologico. Nello specifico, è bene ricordare che gli apparati ed i sistemi organici non verificano velocità di sviluppo parallele. Ad esempio, il sistema scheletrico non si accresce con la stessa velocità del sistema muscolare, che è più lento. Per cui, sollecitazioni che tendono a sollecitare in modo rilevante il sistema muscolare in presenza di un accrescimento staturale, possono determinare l’instaurarsi di fenomeni infiammatori a carico dei tendini di inserzione che, spesso, provocano condizioni di dolenzia prolungata e di limitata espressione delle potenzialità individuali. Allo stesso modo, i periodi di veloce accrescimento necessitano di una adeguata attenzione alla scelta degli stimoli di allenamento.
Infatti, condizioni di mutamento delle proporzioni corporee inducono grandi difficoltà di adattamento coordinativo, per cui, sotto questo aspetto, sarà necessario prevedere una riorganizzazione degli apprendimenti precedenti, piuttosto che un’incentivazione della difficoltà delle situazioni stimolo, onde consentire un riequilibrio funzionale rispetto alle mutate condizioni strutturali.
In un contesto di tale complessità, non merita attenzione minore il rispetto delle Fasi sensibili e bioritmi, rispetto al quale ho già evidenziato le peculiarità ma non è mai abbastanza ricordarne l’importanza e la necessità di adeguare gli stimoli alle età in cui tali sollecitazioni possono trovare terreno fertile per un adattamento rapidissimo ed efficace sia per quanto riguarda le variabili organiche, sia per ciò che concerne le variabili funzionali, come per le variabili strutturali.
La creazione di situazioni problematiche, infine, deve diventare un elemento di costante presenza all’interno delle situazioni di allenamento, specialmente quelle rivolte a soggetti in età evolutiva. Dovrebbe, addirittura, essere integrata all’interno del metodo personale di conduzione delle attività. Nella pratica, specie se ci riferiamo a sport di situazione, è indispensabile creare quante più situazioni in cui le persone sono “costrette” a prendere delle decisioni, a fare delle scelte, in rapporto alle condizioni ambientali che si sono venute a creare (o che sono state create artificialmente). Ed è importante, altresì, la velocità con cui tali decisioni vengono prese e realizzate. Così come vanno sollecitate le funzioni mnemoniche in modo da caricare la memoria di lavoro e stimolare la soluzione di situazioni problematiche anche in condizioni di affaticamento mentale, oltre che fisico.